Xylella Fastidiosa – Il caso degli ulivi pugliesi

Produzione olio extravergine di oliva dal 1960

Nel 2013 in Salento, nel sud della Puglia, viene notato qualcosa di strano negli uliveti (Olea europea) del luogo. Alcuni alberi iniziano a deperire misteriosamente. Le foglie si seccano, la corteccia inizia a sfaldarsi, la pianta alla fine muore. Il fenomeno viene chiamato complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO). Di esso non si sa nulla e la malattia, per quanto avesse colpito ancora solo pochi esemplari, si diffonde pian piano senza poter essere trattata.
L’impatto sui coltivatori locali è psicologico ancor più che economico. Alcuni di questi ulivi erano centenari e le loro coltivazioni sono più che una fonte alimentare ed economica: sono oltre 2000 anni di storia e cultura, simbolo dell’identità italiana e pugliese.

La European Plant Protection Organization (EPPO) avvia immediatamente un’indagine per scoprire cosa ci sia dietro. Il servizio dell’Ufficio Fitosanitario Regionale viene mobilitato assieme a numerosi ricercatori dell’Università di Bari e dell’Istituto di Virologia Generale del Consiglio Nazionale delle Ricerche per scoprire la causa di questa malattia. Un po’ in silenzio rispetto alla cronaca nazionale, gli ulivi colpiti vengono analizzati scrupolosamente da agronomi, botanici, fisiopatologi vegetali, genetisti e molte altre figure e per ottobre inoltrato si hanno i risultati.

I tessuti interni responsabili del trasporto dei liquidi (il sistema vascolare) sono imbruniti e marcescenti. Alcuni campioni mostrano la presenza di funghi, appartenenti ai generi Phaeoacremonium (P. parasiticum, P. rubrigenum, P. aleophilum e P. alvesii) Phaeomoniella. Si tratta della prima volta che vengono identificati in Italia sugli ulivi. Larve di falena leopardo (Zeuzera pyrina) sono rinvenute mentre scavano delle gallerie nel tronco e nei rami degli ulivi, permettendo ai funghi sopracitati di depositarsi. Ma sono alcune analisi microbiologiche a stupire di più. Alcuni ricercatori, infatti, riconoscendo determinati sintomi nel sistema vascolare, hanno un forte sospetto e conducono analisi specifiche (risultate positive) per un batterio il cui nome è tutto un programma: Xylella Fastidiosa.

La Xylella è fortemente dannosa e, essendo anche non nativa dell’Europa, i protocolli la classificano come un patogeno da quarantena. Immediatamente le autorità scientifiche si sono concentrate su di essa e hanno disposto l’allarme per la contaminazione, che si potrebbe estendere rapidamente, e per la ricerca del vettore.

Per ora, in Italia, il focolaio è concentrato in Salento, per lo più nella zona di Gallipoli-Nardò. La rilevazione di Xylella Fastidiosa nei tessuti vegetali viene effettuata presso il laboratorio Basile Caramia di Locorotondo, con un protocollo dell’Istituto di virologia vegetale, dal Cnr e dall’Università di Bari. Ogni risultato positivo viene messo poi a conferma presso il laboratorio di riferimento a Bari. In media vengono analizzati 150 campioni al giorno, ciascuno pagato 10 € dal Servizio Fitosanitario Regionale. I test per la presenza di Xylella sono stati confermati non solo per gli ulivi, ma anche per verbena odorosa, oleandro, ciliegio, mandorlo, alcune varietà di mirto, ranno lanterno e rosmarino (generi Aloysia, Nerium, Prunus, Myrtus, Rhamnus, Rosmarinus). Si contano numerosi focolai sparsi a macchia di leopardo. Anche per questo le reazioni degli agricoltori del luogo sono contrastanti: alcuni lamentano morie impressionanti, altri praticamente cascano dalle nuvole.

Il fatto che la zona sia limitata è una piccola “fortuna” nella sfortuna: si sa a malapena come contenere la diffusione della malattia e le zone colpite sono solo una parte della produzione olivicola regionale. Il timore è che l’infestazione giunga ai centri di Andria-Cerignola-Bitonto, e da lì in poi continui a propagarsi nella penisola (il che sarebbe una catastrofe). Per questo il piano proposto fin da subito è totalmente drastico: estirpare le piante in una zona di quarantena con fascia-cuscinetto di sicurezza circostante. Quanto deve essere un colpo al cuore per un coltivatore salentino sapere che deve espiantare i suoi alberi!

(Fonte: italiaxlascienza.it)